DA-DA-UN-PA – Gemelle Kessler

 

Da-da-un-pa è il titolo di una canzone del 1961 musicata dal maestro Bruno Canfora su testo di Dino Verde. Interpretata dalle Gemelle Kessler e dai gemelli Black Burns, era la sigla musicale della trasmissione televisiva Studio Uno.
La canzone – entrata a far parte dell’immaginario collettivo – colpì in maniera particolare il telespettatore medio della televisione nazionalpopolare italiana degli anni sessanta, in virtù della sua orecchiabilità e della danza di accompagnamento eseguita dalle artiste tedesche insieme ai ragazzi Gemelli Black Burns.

Come ricorda l’Enciclopedia della televisione curata da Aldo Grasso, le lunghissime gambe delle Kessler – all’epoca venticinquenni e reduci dai fasti del Lido di Parigi – rischiarono “di provocare uno scandalo” tanto da essere “opportunamente nascoste da pesanti calze di lana scura”.
La canzone funzionò come trampolino di lancio per le Kessler che, forti di una certa notorietà per la partecipazione ad un altro programma di intrattenimento nella stagione precedente, Giardino d’inverno, da allora consolidarono la loro popolarità.

Il testo del motivo, nella sua semplicità, ammiccava al valore di seduzione della ragazza proveniente dal nord dell’Europa, un tema all’epoca molto avvertito e posto qui quasi come contrappeso all’avvenenza delle maggiorate sfornate dal cinema italiano del tempo.
Le Kessler manifestavano con il canto (e il ballo) la gioia per il ritorno in Italia (la scena televisiva della televisione degli albòri era come un campo da seminare) sottolineando nel ritornello:
« Da-da-un-pa
come abracadabra funzionerà.
Ogni giorno ed ogni illusione
con il Da-da-un-pa
diventerà realtà.
Da-da-un-pa
Da da …

Con verve autoironica le Gemelle Kessler hanno poi eseguito nuovamente in anni più recenti il brano in occasione di trasmissioni televisive di sapore revival.

Regia: Antonello Falqui
Coreografia: Don Lurio e Gino Landi

MONOTON BLUES – Gemelle Kessler

 

Lato B della più celebre “Da-da-un-pa”, fu scritta dal maestro Bruno Canfora su testo di Dino Verde, e venne presentata in una puntata di Studio Uno.

La musica, come dice il titolo, è un blues, nella prima strofa suonata solo dalla batteria e dal contrabbasso (nelle successive entra l’orchestra di fiati); nel testo, ironico, le gemelle raccontano di annoiarsi a causa dei vari corteggiatori che propongono loro le solite cose (andare a bere un tè, il solito defilé di moda, ecc…).

La canzone inizia con uno sbadiglio delle Kessler.

Regia: Antonello Falqui
Coreografia: Don Lurio e Gino Landi

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Reiki, Prana o Corpi sottili?

 

 

Ogni pratica di guarigione sui corpi sottili ha dei grandi effetti curativi perché operando sul campo energetico agisce sulla totalità del sistema dell’individuo: gli essenziali, i disturbi legati alle memorie del passato e karmiche, i livelli di coscienza, le emozioni, la psiche e in ultimo stadio il corpo fisico.

Alcune agiscono più direttamente sulla manipolazione dell’aura come il Subtle Body Healing dei Wadudi o la BBSH® di Barbara Brennan, altre usando il prana come OPH® di Upadhi o il Pranic Healing di Master Choa Kok Sui (nel video sopra), altre ancora con il Ki come il più conosciuto Reiki, e via dicendo.

Ogni scuola ha tracciato proprie mappe di lavoro e sviluppato delle tecniche proprie e hanno tutte una loro validità ed efficacia.

Gibberish

Il Gibberish è una tecnica che consiste nel parlare senza che le parole abbiano un senso compiuto. Un esempio è quello di conversare in una lingua che non si conosce imitandone i suoni e inventandone le parole. Simile è il Grammelot che ha origine nel teatro e arti espressive.

Esempio cinematografico famoso è quello del monologo di Adenoid Hynkel nel film Il grande dittatore. Nondimeno quello di Dario Fo nell’opera teatrale Mistero Buffo.

É molto efficace come tecnica di meditazione in quanto viene espressa tutta l’energia nella conversazione (anche con la gestualità o la mimica) senza dare spazio all’aspetto cognitivo, poiché le parole sono inventate. Il risultato è quello di scaricare l’energia dal mentale e riportare equilibrio al sistema dell’individuo.

Estratto tratto dal film “Una settimana da dio