Senza consapevolezza tu non sei

occhi chiari superfigo art photo

La consapevolezza ti fornisce una presenza interiore. Senza di essa, hai la sensazione di essere, ma in realtà non sei.
Qualcuno chiese al Buddha: “Voglio servire l’umanità. Dimmi come posso fare”. Il Buddha osservò profondamente e intimamente quell’uomo e con profonda compassione disse: “Ma dove sei tu? chi servirà l’umanità? Tu ancora non sei. Innanzitutto sii, e quando sarai non avrai bisogno di farmi domande simili. Quando sei, farai ciò che semplicemente ti accadrà: quello sarà degno di essere fatto”.
Gurdjieff osservò che tutti si presentavano con l’idea di essere già, di esistere. Qualcuno venne da lui a chiedergli: “Dentro di me sono pazzo. La mia mente è un tumulto continuo, in conflitto e in contraddizione perenne, per cui dimmi cosa posso fare per dissolvere questa mente e avere la pace mentale e la calma interiore”. Gurdjieff rispose: “Non pensare alla mente; con essa non puoi fare nulla. La prima cosa è essere presenti. Innanzitutto tu devi essere. A quel punto puoi fare qualcosa. Ora come ora tu non sei”.
Cosa vuol dire “tu non sei”? Vuol dire che sei un robot, una cosa meccanica che funziona in base a leggi meccaniche. Comincia a essere all’erta. Unisci la consapevolezza a tutto ciò che stai facendo e comincia dalle cose semplici.

OSHO – “The Book of The Secrets vol. II”
©1975 International copyright by Osho International Foundation

Se qualcuno crea rabbia dentro di te

Il padre di Gurdjieff stava morendo. Le sue ultime parole a Gurdjieff hanno un significato immenso; forse nessun padre ha mai consigliato un figlio con un’intuizione così grande; e Gurdjieff aveva solo nove anni.

Dunque il padre gli disse: “So che adesso potresti non capire ciò che sto dicendo, ma non ho altro tempo, te lo devo dire adesso. Ma tu hai tempo – ricorda soltanto le parole. Quando avrai maturità sufficiente per comprendere cosa significano quelle parole, allora agisci in base a quelle parole. Ma non scordarti, ricorda: si tratta di una semplice frase.” E disse a Gurdjieff di ripetere la frase tre volte, così che potesse morire in pace.

E gli disse: “Perdonami, perché non ho alcuna eredità da lasciarti, tranne questa frase.” E qual era quella frase? Un’affermazione molto semplice. Gli disse: “Ricorda, se qualcuno crea rabbia dentro di te, dì a quella persona che tornerai dopo ventiquattro ore, per rispondergli. Aspetta ventiquattro ore; e dopo ventiquattro ore qualsiasi cosa affiori in te, vai e agisci.” Un consiglio strano, ma non bizzarro, se comprendi.
E questo semplice consiglio cambiò tutta la vita di Gurdjieff. Quest’unica frase diede forma a un uomo come George Gurdjieff: quel tipo di uomo è creato solo dopo secoli.
Ma quel vecchio doveva essere un uomo di grande intuizione; non gli lasciò nient’altro, disse al figlio: “Adesso dovrai prenderti cura di te stesso. Tua madre è morta, io sto morendo. Dovrai guadagnarti il tuo pane. Da solo dovrai imparare a gestirti.” Un bambino di nove anni… ma questa divenne una grande opportunità per Gurdjieff, perché iniziò a girovagare con dei nomadi.
Gurdjieff era nato in Russia, nei pressi del Caucaso dove ancora vivono dei nomadi, tribù itineranti. Persino sessant’anni di vessazioni comuniste non sono riuscite a rendere stanziali quei nomadi, perché ritengono il vagabondare un diritto naturale dell’uomo, e forse hanno ragione.
Copyright© OSHO International Foundation, Switzerland