Una delle situazioni che minaccia maggiormente le tue credenze manifestanti è il condizionamento che permea dentro al tuo sistema energetico dall’esterno. Lasci che ti attacchi permettendogli di agire e impedendoti di manifestare la tua credenza positiva. Questa dinamica spesso accade inconsciamente. Come tutte le forme energetiche non ci sono credenze positive o negative, la definisco positiva solamente per rendere più semplice il concetto: è una credenza che hai sviluppato sentendo, sperimentando e coltivando le tue risorse profonde. Queste risorse, come ad esempio i talenti, rappresentano la tua verità interiore e la tua natura; ed è proprio costruendo le tue credenze da queste fonti che puoi dar vita a una potente azione manifestante di te stesso nel mondo.
Le credenze sono forme energetiche del 5° corpo e quando sono coerenti con la tua natura hanno la caratteristica di alimentarlo e potenziarlo: il 5° corpo è il chakra responsabile della manifestazione. Tutto ciò che manifesti nell’esistenza dipende dalla qualità del 5° chakra. Avrai spesso sentito dire la famosa frase: “Ci devi credere”, questa frase è vera quando il “credere” arriva dal 5° corpo, non è un “credere” dal mentale, è più profondo. Ed è proprio quando la credenza è connessa a un talento che diventa un potere straordinario, perché è alimentata da una potente sorgente inesauribile e unica dentro di te.
Se permetti che qualcuno ti condizioni, magari ascoltandolo perché ti fidi di quella persona, ecco che inizi ad accogliere la nuova credenza dentro di te, e se non è compatibile con i tuoi talenti andrai a bloccarne la loro manifestazione, a reprimerli, creando disequilibrio in tutto il sistema con le conseguenze più comuni: frustrazione, insoddisfazione, rabbia, sovraccarico emozionale, tensioni nel corpo e via dicendo. Oltre al fatto che sarai bloccata nel manifestare le tue capacità nella vita. Questo spesso accade quando la tua credenza interiore e naturale non si è ancora strutturata o non lo è completamente, infatti il condizionamento opera in modo determinante soprattutto nella fase dell’infanzia.
Siamo esseri unici e tutti noi abbiamo il nostro potere manifestante innato che agisce sempre e naturalmente, sta in te imparare a non ostacolarlo, riconoscendolo e dandogli spazio nella sua espressione 💚
Che cos’è il cuore? Qual è il suo potere e cosa possiamo fare per imparare a usarlo? Una chiaccherata con Loris per saperne di più sul magico mondo del cuore che è dentro ciascuno di noi 💚
… e terzo: l’uomo continua a dimenticare; non abbiamo memoria, non ricordiamo nulla. Ieri eri arrabbiato, poi te ne sei pentito e ora hai dimenticato. Ma alla prossima occasione tornerai ad arrabbiarti, come è stato per tutta la tua vita. Ripeti sempre le stesse cose. Si dice che è rarissimo trovare qualcuno che impari dalla vita. In realtà, nessuno impara. Se tu imparassi, non potresti commettere lo stesso sbaglio due volte, invece ripeti sempre la stessa cosa. La verità è che più sbagli, più sei incline a sbagliare. Ogni volta ti arrabbi e ti penti, e non hai ancora imparato nulla. Se si presenta l’occasione, ti arrabbi, dai fuori di testa e da ultimo ti penti: fa parte del gioco. Dopodiché sarai di nuovo pronto a cogliere l’occasione per arrabbiarti un’altra volta.
La terza raccomandazione è questa: se vuoi andare dentro di te, devi imparare. Impara da tutto ciò che fai, ricavane l’essenziale. Prova a vedere cos’hai fatto finora della tua vita, della tua energia, del tuo tempo: gli stessi sbagli, le stesse stupidaggini, le stesse assurdità… continuamente! Ti stai muovendo in cerchio, è una ruota che continua a girare; o, piuttosto è la ruota che muove te; giri e rigiri in modo automatico.
Ecco perché in India chiamiamo il mondo samsara. Samsara indica la ruota che continua a girare, insieme a te che ti aggrappi a uno dei suoi raggi. Se non cominci a imparare qualcosa di questa ruota, di questo circolo vizioso, il samsara, non abbandonerai mai la presa su quel raggio, per uscire da quel solco.
Dunque le parole chiave sono tre; “morte”: fanne un oggetto costante di contemplazione; “senso”: ricercalo continuamente nella tua vita; “apprendimento”: impara dalla tua vita, perché non esiste altro modo; le Scritture non ti daranno alcuna comprensione. Se la tua vita non ti insegna alcunché, null’altro ti potrà mai insegnare nulla. Impara dalla tua vita, traine un insegnamento: cos’hai fatto finora di te stesso? Se sei in una ruota, saltane fuori. Ma per sapere che sei in una ruota, sono necessari una comprensione e un apprendimento profondi. Queste tre cose ti aiuteranno ad andare dentro di te.
La persona che lotta contro il suo sesso, la sua rabbia, la sua avidità, contro l’animale, cosa farà? Reprimerà. Lottare è reprimere. Spingerà nel proprio intimo la rabbia, la gelosia, il sesso, l’odio, l’avidità. Spingerà tutto dentro di sé, da qualche parte, nel proprio sottosuolo, creando in superficie una struttura falsa.
Sarà una struttura falsa perché le energie che possono renderla reale non sono state trasformate. La struttura è falsa. Le vere energie sono state represse nel sottosuolo e là continueranno a lavorare; possono esplodere in qualsiasi momento.
Sei seduto su un vulcano, e il vulcano tenta in continuazione di eruttare. Se lo fa, la tua struttura cadrà a pezzi.
L’attività può essere praticata, l’inattività no. Se la pratichi, diventa semplicemente un’altra attività: puoi essere inattivo solo all’improvviso. Può accadere mentre si guida: ti accorgi improvvisamente che un’altra automobile si sta avvicinando alla tua e in breve avverrà un incidente. All’improvviso la mente si arresta, smetti di respirare, tutto si ferma: è frequentissimo che in incidenti del genere si venga ributtati al centro. Ma anche in un incidente potresti non cogliere l’occasione. Una volta feci un incidente in macchina davvero spettacolare. Viaggiavano con me tre persone che, però, si lasciarono sfuggire completamente questa occasione! Avrebbe potuto essere una rivoluzione per la loro vita, ma persero questa opportunità. L’automobile era precipitata da un ponte e si era ribaltata nel letto di un fiume in secca. Era completamente capovolta e le tre persone che erano a bordo con me cominciarono a piangere e a urlare. La donna che si trovava proprio dietro di me, gridava: “Sono morta! Sono morta!”. Le dissi: “Se fossi morta, non potresti parlare così”. Ma lei stava tremando e urlava: “Sono morta! Cosa accadrà ai miei bambini!”. Anche dopo che la tirammo fuori dalla vettura continuava a tremare e a ripetere: “Cosa accadrà ai miei bambini! Sono morta!”. Le ci volle almeno mezz’ora per calmarsi. Quella donna perse quell’opportunità. Era una situazione ideale: improvvisamente avrebbe potuto fermare tutto. E nulla poteva essere fatto: con l’automobile che stava precipitando dal ponte, l’attività di quella donna non era affatto necessaria. Non si poteva fare nulla! Tuttavia la mente può sempre dar vita a un’attività. Lei rivolse il suo pensiero ai bambini e cominciò a gridare: “Sono morta!”. Perse un momento delicato, impercettibile. In situazioni pericolose la mente si arresta automaticamente. Come mai? Perché la mente è un meccanismo che può lavorare solo in situazioni a cui è abituata, ripetendo ciò che è stata addestrata a fare. Non puoi allenare la tua mente agli incidenti, altrimenti non sarebbero chiamati incidenti. Se tu fossi pronto, se avessi fatto delle prove, non sarebbero incidenti. “Incidente” significa che la mente non sa come reagire, non è pronta ad affrontare ciò che accade. È un evento improvviso, spunta dall’ignoto. La mente non può fare nulla, non è pronta, non è allenata per affrontare ciò che accade. È costretta a fermarsi, a meno che tu non cominci a fare qualcos’altro per cui sia stata allenata. La donna che urlava, pensando ai suoi bambini, non era affatto attenta a ciò che stava accadendo, anzi non era nemmeno consapevole di essere viva. Il fuoco della sua consapevolezza non era indirizzato al momento presente. Si era allontanata dalla situazione, dalla morte e da qualsiasi altra cosa per fissarsi sui suoi bambini: era fuggita. Per ciò che riguardava la sua attenzione, era completamente fuggita dalla situazione che stava vivendo. In tale situazione, non si poteva fare nulla, si poteva solo essere consapevoli, qualunque cosa stesse avvenendo. Si poteva solo essere consapevoli! Per ciò che riguarda il momento presente, cosa puoi fare in un incidente? È oltre le tue possibilità e la mente non sa cosa fare. E se la mente non può funzionare, si ferma. Ecco perché i pericoli esercitano un’attrazione segreta, intima: sono momenti di meditazione. Se corri in automobile a più di centoquaranta chilometri all’ora, poi superi i centosessanta, fino ad arrivare ai centottanta, c’è un punto in cui tutto può succedere e tu non puoi fare più nulla: la vettura è fuori da ogni controllo e all’improvviso la mente non funziona più, perché non è preparata a ciò che sta accadendo. Questo è il brivido della velocità: un silenzio fa breccia e tu vieni ributtato al centro.
…questo è il motivo per cui, in un mondo in perenne cambiamento, la gente diventa sradicata; la vita è preda dell’ansia, dell’angoscia. Non era così nelle epoche passate. L’uomo era più silenzioso, o almeno dava questa impressione perché tutto intorno a lui era fermo, statico, e non sorgevano grandi conflitti nella sua mente. Adesso tutto cambia velocemente, e la mente non riesce a tenere il passo. La mente si afferra al passato e tutto cambia a ogni istante. Ecco perché esiste tanta ansia in Occidente, in Oriente meno. È strano, visto che l’Oriente deve affrontare problemi più essenziali. Mancano cibo, case, vestiti. La gente muore di fame, ma è meno preoccupata degli occidentali. L’Occidente è ricco, scientificamente sviluppato, tecnologicamente più progredito, perché dunque tanta ansia? Perché la tecnologia imprime alla vita cambiamenti così veloci che la mente non riesce a stare al passo. Prima che ti sia adattato a una cosa nuova, è già diventata vecchia ed è stata sostituita. Di nuovo una frattura! La vita forza nuove situazioni e la mente prova sempre a reagire con i vecchi condizionamenti. Quella frattura continua a crescere. Più grande sarà, maggiore sarà l’angoscia. La mente è conformista, la vita no. Queste sono le tre ragioni per cui la mente stessa è la malattia. Dunque, che fare? Se si dovesse curare la mente, esisterebbero metodi facili. Uno è la psicoanalisi. Può durare molto tempo e non aver successo, ma non è difficile. Viceversa, la trascendenza della mente è difficile, ardua, perché devi abbandonare completamente la mente. Devi mettere le ali e andare oltre, lasciando la mente così com’è, senza toccarla. Ad esempio, questa stanza è calda. Posso fare due cose: azionare l’aria condizionata… in questo caso però devo vivere nella stanza e continuare a intervenire con accorgimenti che la mantengano fresca, ma ogni accorgimento andrebbe controllato, creando nuove ansie e nuovi problemi. Oppure esiste un’altra possibilità: lasciare la stanza e uscire. Questa è la differenza. L’Occidente continua a vivere nella stanza della mente, cercando di accomodarla, facendo aggiustamenti, in modo che vivere nella mente diventi almeno normale. Forse non è una vita estatica, ma è sempre meno infelice. Potrebbe non raggiungere una vetta, un culmine di felicità, ma si è salvi dal dolore: la sofferenza diminuisce sempre più. Freud ha detto che non c’è alcuna possibilità per l’uomo di essere felice. Al massimo, puoi adattare la mente in modo da essere normale, meno infelice degli altri; questo è tutto. Ma questa è autentica disperazione. Eppure Freud è un pensatore autentico e genuino, la sua intuizione per certi aspetti è giusta, poiché non poteva vedere oltre la mente. Ecco perché in Oriente non si è davvero sviluppata alcuna psicologia paragonabile a quella creata da Freud, Jung o Adler. E questo è strano perché l’Oriente parla della mente da almeno cinquemila anni. Con cinquemila anni di discorsi sulla mente, la meditazione, l’andare al di là, come mai l’Oriente non è riuscito a creare la psicologia? La psicologia si è sviluppata molto recentemente in Occidente. Perché l’Oriente non è riuscito a fare altrettanto? Abbiamo avuto il Buddha che ha parlato dei livelli più profondi della mente. Ha parlato del conscio, del subconscio, dell’inconscio. Deve aver saputo. Ma perché non ha sviluppato delle psicologie sul conscio, il subconscio e l’inconscio? La ragione è questa: l’Oriente non si è interessato alla stanza. Parla della stanza solo quanto occorre per trascenderla, per uscirne. Noi ci siamo interessati della stanza solo per trovare la porta, non per altro. Non siamo interessati ai dettagli della stanza, non abbiamo intenzione di viverci. Quindi l’unico interesse è stato sapere dov’è la porta e come uscirne. Abbiamo parlato della stanza solo per individuare la porta, così da sapere come aprirla e uscire. Questo è stato tutto il nostro interesse. Ecco perché la psicologia non ha potuto svilupparsi in India. Se questa stanza non ti interessa, non ne farai una cartina, non misurerai tutti i muri e ogni centimetro di spazio. Queste cose non ti interessano. Ti interessa solo sapere dov’è la porta, dov’è la finestra, in modo da poterne saltare fuori. E quando ne sei fuori ti dimenticherai completamente della stanza, perché a quel punto sei sotto il cielo infinito. Non ricorderai nemmeno che vivevi in una caverna, mentre fuori c’era il cielo sconfinato, dove avresti potuto uscire in ogni momento. Ti dimenticherai completamente della stanza. Se riesci ad andare oltre la mente, cosa accade? La mente resta la stessa. Non operi alcun cambiamento nella mente, ma vai oltre essa e tutto cambia. A quel punto se ne hai bisogno puoi ritornare nella stanza, ma sarai una persona diversa. Uscire e rientrare ti avrà reso qualitativamente differente. Un uomo che ha vissuto in una stanza e non ha conosciuto cosa ci sia all’esterno non è realmente un uomo: vive come uno scarafaggio, come un insetto. Quando si sposta all’esterno, sotto il cielo sconfinato, il sole, le nuvole e lo spazio infinito, diventa subito diverso. Questo impatto con l’infinito lo rende per la prima volta un uomo, un essere consapevole. Ora può anche fare ritorno alla stanza, ma sarà cambiato. Adesso la stanza è solo un oggetto da usare, nulla più. Non è più una prigione, è possibile uscirne in ogni momento. Ora è semplicemente qualcosa di utile, di funzionale. Prima vi era imprigionato, ora no. Adesso è un padrone e sa che fuori c’è il cielo: l’infinito lo sta aspettando. E adesso anche questa stanza è parte di quell’infinito, questo suo piccolo, angusto cielo, racchiuso nella stanza, è lo stesso cielo che si trova là fuori. L’uomo può tornare a vivere nella stanza, a usarla, ma non vi è più imprigionato. Si tratta di un cambiamento a livello qualitativo. L’Oriente ha un unico interesse: come trascendere la mente, per poi tornare a usarla. Il messaggio è: non essere identificato con la mente. Infatti tutte le tecniche di meditazione mirano solo a trovare la porta, a usare la chiave per aprirla e uscire.
La vita ha due polarità: l’essere e il fare. L’essere è la tua natura: è sempre con te, non devi fare nulla per averlo. È qualcosa che esiste già, che sei fin da ora; non è qualcosa che possiedi. Non esiste nessuna distanza: sei già il tuo essere. Il fare è una conquista. Ciò che fai non esiste ancora: se fai qualcosa, accade, se non la fai, non accade. E tutto ciò che ancora non è, non è il tuo essere. Per vivere, per sopravvivere, devi fare molte cose, che finiscono a poco a poco con l’ostacolare la conoscenza del tuo essere. L’attività è la circonferenza, dove vivi e senza la quale non puoi vivere, ma non è il centro: tu non sei la circonferenza. L’avere è il risultato del fare: tutto ciò che hai è il risultato di azioni. Ma, beni e azioni alla fine soffocano e nascondono il centro. La prima cosa da capire prima di addentrarci in queste tecniche è che tutto ciò che hai e che fai o puoi fare non è il tuo essere: l’essere precede ogni azione e ogni possesso. Ma la mente è sempre ossessionata dal fare e dall’avere, e l’essere è al di là della mente, o al di sotto di essa. Come raggiungere il centro è sempre stato l’obiettivo della ricerca religiosa e di tutti coloro che aspirano a conoscere la propria realtà essenziale, il nucleo, il fondamento del proprio essere. Per capire questi sutra, devi comprendere a fondo la distinzione tra centro e circonferenza. Perciò fai attenzione: tutto ciò che puoi avere, come i soldi, la fama o il sapere, non sei tu: è qualcosa che hai, sono tue proprietà, e quindi altro da te. Inoltre, tutto ciò che fai non è il tuo essere, perché puoi farlo oppure no. Ad esempio, puoi ridere o non ridere, correre o non correre, ma tu esisti indiscutibilmente: non puoi scegliere di essere, perché sei già. L’azione è una scelta. Puoi scegliere di farla o di non farla, puoi diventare un santo o un ladro. Ma essere santo o ladro sono entrambe azioni, è una scelta che si può sempre cambiare: il santo può diventare ladro e il ladro santo. L’essere non è queste cose: l’essere viene prima dell’essere santo o ladro. Ogni volta che devi fare qualcosa, devi essere già, altrimenti non potresti farla. Chi sarebbe infatti a correre, ridere, rubare o diventare santo? L’essere deve precedere ogni attività. L’attività può essere scelta, l’essere no. L’essere è colui che sceglie, non la cosa scelta, e non si può scegliere colui che sceglie: esiste già, non puoi farci nulla. Ricorda: l’avere e il fare stanno a te come una circonferenza sta al centro. Ma tu sei il centro. Questo centro è il Sé, o l’Atman, o qualsiasi altro nome si voglia. Questo centro è il punto più profondo dentro di te. Se non lo raggiungi, non lo conosci, non lo realizzi, non potrai conoscere la felicità eterna, l’immortale, il Divino. Come fare dunque a raggiungerlo? Se questo centro non viene realizzato, si resterà nel dolore, nell’infelicità e nella sofferenza. La circonferenza è l’inferno e queste tecniche sono gli strumenti per accedere al centro.
Domanda: “Come si può trasformare l’atto sessuale in un’esperienza meditativa? Bisognerebbe praticare qualche posizione sessuale speciale?”.
Le posizioni sono irrilevanti; la cosa importante è l’atteggiamento – non la posizione del corpo, ma la posizione della mente. Però se cambi la tua mente potresti voler cambiare le tue posizioni, poiché sono collegate. Le posizioni non sono però fondamentali. Ad esempio, l’uomo sta sempre sopra la donna. Questa è una posizione egoista, perché l’uomo pensa sempre di essere migliore, più in alto, superiore. Come potrebbe stare sotto la donna! Ma in tutto il mondo, nelle società primitive, è la donna a stare sopra l’uomo. Perciò in Africa questa posizione è conosciuta come “la posizione del missionario”, perché quando i missionari cristiani arrivarono in Africa per la prima volta, i primitivi non erano in grado di capire cosa stessero facendo. Pensavano che in quella posizione il missionario avrebbe ucciso la donna. Quindi la posizione dell’uomo sopra la donna è conosciuta in Africa come la posizione del missionario. I primitivi africani dicono che è violento mettere l’uomo sopra la donna, perché lei è più debole e delicata, quindi dovrebbe stare sopra. Ma è difficile per l’uomo immaginarsi più in basso della donna, inferiore a lei.
Se cambia la tua mente, cambieranno molte cose. È meglio che la donna stia sopra, per molte ragioni: se la donna sta sopra, sarà passiva e non potrà fare molta violenza, si rilasserà semplicemente. Inoltre, anche l’uomo sotto di lei non potrà fare molto, dovrà rilassarsi. Questo va bene. Se invece l’uomo sta sopra, sarà inevitabilmente violento e si darà da fare, mentre lei non deve fare nulla. Per il tantra dovete rilassarvi, quindi è giusto che sia la donna a stare sopra, perché è in grado di rilassarsi meglio dell’uomo. La psicologia femminile è più passiva, quindi il rilassamento arriva facilmente. Le posizioni cambieranno, ma non preoccuparti troppo delle posizioni; pensa a cambiare la tua mente. Abbandonati alla forza della vita, fluisci in essa. Talvolta, se siete davvero abbandonati, i vostri corpi assumeranno la posizione necessaria in quel momento. Se entrambi i partner sono profondamente abbandonati, i loro corpi assumeranno la giusta posizione. Tutti i giorni le situazioni cambiano, per cui non c’è bisogno di fissare le posizioni in anticipo. Provare a fissare le posizioni in anticipo è un problema. Ogni volta che provi a fissare qualcosa sei nella mente e non ti stai lasciando andare. Se ti abbandoni, lasci che le cose prendano la loro forma naturale e quando entrambi i partner sono abbandonati avviene una splendida armonia. A quel punto assumeranno molte posizioni o non le assumeranno affatto ma si rilasseranno semplicemente. Dipende dalla forza vitale, non dalla decisione mentale presa in anticipo. Non hai bisogno di decidere nulla in anticipo. Decidere è il problema. Anche per fare l’amore devi decidere e consultare libri.
Esistono libri su come fare l’amore. Questo mostra che tipo di mente umana abbiamo generato. Se consulti dei libri anche per fare l’amore, l’amore diventa una cosa cerebrale. Non c’è nulla a cui non pensi; in realtà, prima fai le prove nella tua mente, poi le metti in atto. La tua azione è una copia, non è mai reale; è solo una recita, una prova che metti in atto, per nulla autentica. Lasciati semplicemente andare e segui l’energia. Che paura c’è? Perché aver paura? Se non riesci a essere senza paura con il tuo amante, quando sarai senza paura? Una volta che hai sentito che l’energia vitale di per sé aiuta e ti fa prendere la strada giusta, avrai avuto un’intuizione fondamentale che non ti lascerà mai più. Allora potrai abbandonare tutta la tua vita al Divino, perché Lui sarà il tuo amato. Allora lascerai tutta la tua vita in mano al Divino. Non penserai e non farai più programmi; non costringerai più il futuro in base alla tua volontà, ma permetterai semplicemente a te stesso di entrare nel futuro in base alla sua volontà, asseconderai il TUTTO.
Come rendere il sesso una meditazione? Semplicemente lasciandosi andare. Non pensarci, lascia che accada. E rilassati; non pensare al futuro. Questo è uno dei problemi fondamentali della mente: pensa sempre al futuro, mira in continuazione al risultato e il risultato è nel futuro. Non sei mai nell’azione, ma sempre nel futuro alla ricerca di un risultato, proprio questa ricerca del risultato disturba e rovina ogni cosa. Sii semplicemente nell’azione. Cos’è il futuro? Verrà, non hai bisogno di preoccupartene, comunque non saranno le tue preoccupazioni a farlo venire. Sta già venendo; è già venuto. Quindi dimenticatelo. Sii semplicemente qui e ora. Il sesso può diventare un’intuizione molto profonda sull’essere qui e ora. Questa, penso, è ormai l’unica azione rimasta in cui è possibile essere qui e ora. Non puoi essere qui e ora in ufficio, mentre studi all’università o in qualsiasi altro posto del mondo moderno. Solo in amore puoi essere qui e ora. Ma nemmeno in quel caso lo sei, perché pensi ai risultati. Ora come ora molti libri moderni hanno creato nuovi problemi. Leggi un libro su come si fa l’amore e hai paura: ti domandi se lo stai facendo bene oppure no. Leggi come va assunta una determinata posizione, o quali posizioni vadano assunte, e temi di non assumere quelle giuste.
Gli psicologi hanno creato nuove angosce nella mente umana; dicono che il marito deve ricordarsi se la moglie stia raggiungendo l’orgasmo o no e lui si preoccupa. Ma questa preoccupazione non aiuterà in nessun modo, anzi, diventerà un ostacolo. La moglie si preoccupa se sta aiutando il marito a rilassarsi completamente o no. Deve far vedere di essere molto felice, così tutto diventerà falso. Tutti e due si preoccupano del risultato, così, a causa di questa preoccupazione, il risultato non arriverà mai. Scordatevi di tutto. Fluite nel momento e permettete ai vostri corpi di assumere le loro espressioni naturali. I vostri corpi la sanno lunga, hanno la loro saggezza. Sono fatti di cellule sessuali e hanno un programma incorporato, per cui voi non siete affatto necessari. Lasciate semplicemente fare al corpo e il corpo si muoverà. Questo abbandonarsi alla natura insieme, questo lasciarsi andare vicendevole, farà nascere automaticamente la meditazione.
Se riesci ad avere questa sensazione nel sesso, saprai una cosa… e ogni volta che ti arrendi sentirai quella stessa cosa. A quel punto ti puoi arrendere a un Maestro: è una relazione d’amore e quando inchinerai la testa ai suoi piedi, essa si svuoterà e tu sarai in meditazione. Allora non ci sarà perfino più bisogno di un Maestro: andrai fuori e ti arrenderai al cielo. Sai come arrenderti, questo è tutto: puoi arrenderti a un albero. Ma sembra sciocco, perché non sappiamo come fare ad arrenderci. Quando vediamo un primitivo che si arrende al fiume chiamandolo Madre Divina, o al sole che sorge chiamandolo Somma Divinità, o a un albero toccando con la testa le sue radici, ci sembra una superstizione. Si dirà: “Che cose stupide! Cosa faranno mai l’albero, il fiume e il sole? Non sono certo delle divinità”. Tutto diventa un Dio se riesci ad arrenderti. È la tua resa che crea la Divinità. Il Divino non esiste: esiste solo la resa della mente, proprio ciò crea il Divino. Arrenditi a una moglie e diventerà Divina; arrenditi a un marito e diventerà Divino. La Divinità si rivela tramite la resa. Arrenditi a una pietra e non ci sarà più una pietra, ma una statua, una persona viva. Devi solo imparare ad arrenderti. E dicendo questo non mi riferisco a una tecnica. Voglio dire che tu hai una naturale possibilità di arrenderti nell’amore. Arrenditi in amore e l’avvertirai. Poi lascia che si propaghi in tutta la tua vita.
C’era una volta un Re che convocò i più saggi del reame e chiese loro: – “Esiste un mantra oppure un suggerimento che funzioni in ogni situazione, in ogni circostanza, in ogni luogo e in qualsiasi momento? Qualcosa che mi possa aiutare quando nessuno di voi mi sta accanto per darmi dei consigli? Ditemi, esiste un tale mantra?”
Tutti i saggi erano sorpresi dalla domanda del Re. Una risposta per tutte le domande? Qualcosa che possa funzionare ovunque, in ogni situazione, ovvero in ogni gioia, ogni pena, ogni sconfitta e ogni vittoria? Pensarono e ripensarono.
Dopo una lunga discussione, un anziano suggerì qualcosa che andò bene a tutti. Poi andarono dal Re e gli portarono il risultato scritto su carta, con la condizione che il Re non lo doveva guardare per sola curiosità. Solo in momenti di estremo pericolo, quando il Re era da solo e senza vie d’uscita, allora lo avrebbe potuto leggere. Il Re mise il foglio sotto il suo anello di diamante.
Passò un po di tempo e i vicini attacarono il Regno. Fu un attacco di sorpresa. Il Re e il suo esercito combatterono coraggiosamente ma persero la battaglia. Il Re dovette scappare a cavallo e inoltrarsi nella giungla. Ma all’improvviso il Re si trovò alla fine di una strada chiusa. Sotto c’era un dirupo, buttarsi significava morire. I nemici che lo stavano inseguendo si stavano avvicinando e il Re era preoccupato, non sembrava avere via d’uscita.
Poi all’improvviso vide il diamante che brillava sotto il sole e si ricordò del messaggio nascosto nell’anello. Aprì il diamante e lesse il messaggio che diceva – “Anche questo passerà.”
Il Re lo lesse e poi lo lesse ancora. All’improvviso qualcosa si mosse – Sì! Anche questo passerà! Solo pochi giorni fa, godevo del mio regno, ero il Re più potente fra tutti. E ora il Regno con tutti i suoi piaceri è sparito. Io sto qua che cerco di scappare dai nemici. E così come quei giorni sono passati, anche questo giorno di pericolo passerà. Una calma venne sulla sua faccia. Continuò a stare dove era. Il posto era pieno di bellezza naturale. Non aveva mai visto questo luogo così bello nel suo Regno. La rivelazione del messaggio gli aveva fatto un grande effetto. Si rilassò e dimenticò i nemici. Dopo qualche istante realizzò che il rumore dei cavalli si era allontanato. Si erano spostati da un’altra parte, verso le montagne vicine.
Il Re era molto coraggioso. Riorganizzò il suo esercito e combatté di nuovo. Sconfisse il nemico e riprese il suo impero. Dopo la vittoria, venne ricevuto con grande splendore. L’intera capitale era nell’euforia della vittoria; piogge di fiori venivano lanciati sul Re in segno di onore e riconoscimento. La gente cantava e ballava. Per un istante il Re si disse: -“Sono uno dei Re più grandi e coraggiosi. Non è facile sconfiggermi.” Vide un senso di ego emergere in se stesso. All’improvviso il diamante dell’anello brillò nella luce del sole e così ricordò il messaggio. Lo aprì e lo lesse di nuovo: “Anche questo passerà” . Diventò silenzioso. Il suo volto cambiò totalmente – da egoista tornò in uno stato di profonda umiltà.
Se anche questo passerà, allora non è tuo. La sconfitta non era tua, la vittoria non è tua. Sei semplicemente uno spettatore. Tutto passa. Siamo testimoni di tutto questo. La vita viene e va. La felicità viene e va. La sofferenza viene e va.
Riflessione. Ora che hai letto questa storia, siediti per un momento in silenzio e valuta la tua vita. Anche questo passerà. Pensa ai momenti di gioia e vittoria nella tua vita. Pensa ai momenti di sofferenza e sconfitta. Sono permanenti? Tutti sono venuti e se ne sono andati. La vita semplicemente passa. Non c’è nulla di permanente in questo mondo. Ogni cosa cambia, eccetto la legge del cambiamento. Hai già visto tanti cambiamenti. Sei sopravvissuto alle difficoltà, contrattempi, sconfitte e sofferenze. Tutto è passato. Anche i problemi del presente passeranno, perché nulla rimane per sempre. Tu sei semplicemente uno spettatore del cambiamento. Sperimentalo, comprendilo, e goditi il momento presente!